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Il chiodo fisso del Dr. Erekat

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Voglio ricordare Saeb Erekat, il dirigente palestinese morto di Covid nell’Ospedale Israeliano Hadassa di Gerusalemme dove era ricoverato da un paio di settimane, dopo essere stato colpito dal virus i primi di ottobre. Tre anni fa, Erekat aveva subito Il trapianto dei polmoni, intervento eseguito negli Stati Uniti, ma era tornato in piena efficienza alla sua attività.
Erekat, anzi il Dottor Saeb Erekat, come si legge in tutta la pubblicistica che lo riguardava, era nato 65 anni fa nella borgata di Abu Dis, vicino Gerusalemme ma aveva studiato in America ed aveva preso il dottorato in Scienze politiche in Inghilterra. Viveva a Gerico con la famiglia, moglie e 4 figli, lavorava a Ramallah.
Erekat era il segretario del Comitato Centrale dell’Olp, incarico che rifletteva la concezione terzomondista, sovietica della struttura organizzativa dell’Organizzazione per la Liberaione della Palestina, svuotata di potere, perché sempre più monopolizzata dal partito-movimento al Fatah creato da Yasser Arafat nel 1959.
Ma Saeb Erekat era stato soprattutto capo negoziatore dell’Autorità palestinese, l’entità sorta dagli accordi di Oslo del 1993 come strumento autonomo di autogoverno parziale dei plastinesi con il compito, oltre che di organizzare e amministrare I Territori occupati (Gaza e West Bank, o Cisgiordania) di condurre ila complessa trattativa che avrebbe dovuto portare alla pace tra israeliani e palestinesi e alla soluzione definitiva delle varie questioni aperte da un conflitto che dura dal 1947-1948 a cominciare dalla definizione dellla comunità palestinese in una vera e propria entità statale o meno, con quali poteri, quali confini, quale capitale e quale rapporto funzionale con le centinaia di migliaia (oggi diventati milioni) di palestinesi costretti a fuggire all’estero dalle loro case, città e villaggi dietro l’incalzare dell’esercito israeliano alla conquista, nel 1948, dei Territori palestinesi.
Questo negoziato non ha prodotto i risultati sperati nel 1993. Probabilmente i palestinesi non hanno capito che non avevano la forza politica di imporre le loro condizioni. Mentre gli israeliani hanno ben presto realizzato che potevano continuare a perseguire il disegno coloniale imposto dalla destra nazional religiosa dopo la guerra del 1967 e la conseguente occupazione militare dei Territori, perché ne il principale garante del negoziato, l’honest broker per eccellenza, gli Stati Uniti d’America, tantomeno l’Europa sarebbero stati capaci o desiderosi di imporre un alt alla colonizzazione.
Saeb Erekat e stato un protagonista gentile di questa storia politico-diplomatica risoltasi in un fallimento. A differenza di altri dirigenti palestinesi che non hanno abbandonato l’opzione della violenza, o della resistenza armata, in occadione della seconda intifada del 2000-2002, il doctor Erekat, ha creduto sempre nel negoziato, sin dalla conferenza di Madrid del 1991, a cui partecipò come vice di Haidar Abdel Shafi, il medico comunista di Gaza e a fianco di Hanan Ashrawi portavoce della delegazione palestinese e di Feisal Husseini.
La soluzione dei “Due Stati” prefigurata dal team di Bill Clinton e fatta propria sia da George W. Bush che da Obama è stata la sua missione. Erekat ha trattato con tutti i politici israeliani che si sono avvicendati al tavolo negoziale, da Olmert a Netanyahu, da Peres a Tzipi Livni, fino a quando la trattativa non di è avvitata su se stessa ed ha imboccato un vicolo cieco. Nessuno può averne serbato un ricordo umanamente men che positivo. Lo stesso vale per i negoziatori americani. Uno di questi, David Aron Miller che faceva parte della squadra di Madeleine Albright, intervistato dalla Cnn non ha nascosto la sua emozione, ricordando l’ “amico” Saeb.
Con l’ascesa al potere di Trump e della coorte di fanatici cristiani evangelici, strettamente legati alla estrema destra sionista-religiosa? israeliana, che lo ha sostenuto e lo sostiene tuttora, qualsiasi residuo interesse nel negoziato di pace, già fortemente compromesso dalla reciproca diffidenza delle due parti e dalla sconsiderata variabile indipendente rappresentata dal movimento integralista islamico, Hamas, è stato accantonato
Nella lettura mercantile imposta da Trump alla questione palestinese e alla sue possibili soluzioni, non ‘c’è spazio per le rivendicazioni nazionali. Il famoso Accordo del Secolo ampollosamente definito Peace to Prospetity partorito con la consulenza delle figure dell’Amministrazione più vicine al mondo dei coloni e cioè il Genero d’Oro, Jared Kushner, l’avvocato di Trump e finanziatore degli insediamenti nonché ambasciatore americano in Israele, David Friedman, e dell’altro sostenitore della supremazia israeliana, Jason Greenblatt., offre ai palestinesi un territorio ridotto a poche isolate enclave, una sovranità riassunta in poche funzioni di assistenza dell’autorità israeliana, una possibilità soltanto formale di negoziare soluzioni già decise, cotte e mangiate. Come Il riconoscimento di Gerusalemme capitale, con conseguente trasferimento dell’ambasciata americana nella Città Santa. Un fatto compiuto.
Saeb Erekat si ribellò contro la “visione” trumpiana del processo di pace, tutta basata su una serie di concessioni a favore d’Israele, a partire dalla possibilità di continuare a costruire nei territori per finire con la stessa censura filologica delle parole “Occupazione” e “”territori occupati”, ufficialmente cassate dai discorso politico e dai documenti ufficiali per disposizione del Dipartimento di Stato.
Erekat arrivò ad invocare sanzioni contro Israele e l’intervento della comunità internazionale contro i “regali” fatti da Trump a Netanyahu. Il consigliere di Trump per il Medio Oriente, Jason Greenblatt, gli rispose su Haaretz affermando che era tempo che Erejat si facesse da parte con il resto della leadership di Ramallah e lasciassero che i palestinesi potessero esprimersi senza paura e soggezione verso l’attuale classe dirigente. È la stessa condanna imposta ad Abu Mazen, prima scelto come interlocutore per la sua decisione di bandire la violenza e favorire il dialogo, poi accusato di essere “irrilevante”, quindi di incitamento anti israeliano, infine invitato ad accomodarsi alla porta. Anche per Saeb Erekat era stato prospettato lo stesso percorso. Ma al di la della polemica sulle decisioni di Trump a favore dello Stato ebraico, Doctor Erekat continuò a vedere l’unica possibile via d’uscita dal conflitto in un negoziato senza condizioni con l’intento di costruire un accordo in cui palestinesi e israeliani possano vivere fianco a fianco nei rispettivi Stati, come recita la formula, “in pace e sicurezza”.


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